“Scrivere Architettura” intervento al Convegno “PRESENTE TEORICO”

Antonello Da Messina. San Gerolamo nello studio. 1474 – 1475
Antonello Da Messina. San Gerolamo nello studio. 1474 – 1475

Intervento proposto nel corso del convegno “Presente Teorico condizioni e possibilità per una teoria dell’architettura”

Una premessa
Io penso che l’architetto debba includere nel proprio patrimonio di conoscenze, oltre agli aspetti tecnico-deontologici e scientifici, un vettore “critico” in grado di porlo in modo non incerto al centro delle questioni fondamentali della disciplina, alfine di acquisire una complessiva consapevolezza dell’importanza politica e culturale che ricopre nella società.

Io penso infatti che l’abiura, il sofferto disincanto, lo scetticismo rassegnato che ha contraddistinto il modo di guardare all’architettura e all’identità professionale ed intellettuale dell’architetto negli ultimi anni, derivi dall’aver estromesso volontariamente l’istanza culturale, teorico-critica, dalla nostra ottica complessiva.

Non credo che una situazione di crisi del settore e delle economie, che in modo inevitabile porta ad occuparsi esclusivamente del contingente, di questioni di prima sopravvivenza, giustifichi l’abbandono di questa aspirazione necessaria a conoscere, ad apprendere, un aspirazione critica su e verso il progetto.

Osservando l’attuale “condizione” dell’editoria italiana di architettura, che promuove sul piano culturale questa istanza, ho riconosciuto nel lavoro di curatela che Valter Scelsi sta portando avanti con Sagep, un segnale importante e vivificante, una risorsa a cui poter attingere per crescere lungo il solco di questa necessità formativa e critica che ritengo debba essere sempre stimolata, in se stessi, e negli altri.

Rachel Whiteread. Untitled (Library). 1999
Rachel Whiteread. Untitled (Library). 1999

Il progetto del “testo” o il testo come “progetto”

Gli architetti-autori dei saggi inseriti nella collana “Testi di architettura”, scrivono “componendo” il testo, articolandolo e “progettandolo” mediante strutture portanti e ossature e articolando “sopra” e “dentro” di queste una “partitura” narrativa che è prospettica in quanto apre e seleziona vedute specifiche su nuovi orizzonti narrativi e teorici. Dunque l’architetto che scrive “scolpisce” e modella la “forma” testuale consolidata, così come farebbe se fosse ingaggiato nella produzione di un opera architettonica tangibile, nella costruzione e nella plastica della materia.

Dunque il rapporto tra letteratura e architettura si gioca in primis su di una affinità semantica e strutturale condivisa, nell’esercizio della composizione che produce una “forma” ed una “categoria” o “genere” all’interno della quale la forma stessa opera e viene codificata ed inserita (linguaggio, tipologia, stile, etc).

Su questo intendo brevemente soffermarmi e circostanziare meglio.

Claude Nicolas Ledoux. Projet de maison de gardes agricoles. 1770
Claude Nicolas Ledoux. Projet de maison de gardes agricoles. 1770

Forma narrativa e Genere letterario
In letteratura sappiamo esistere il concetto di “forma” e di “genere” all’interno di cui si collocano opere eterogenee dalle finalità differenti.

In particolare: la “forma” narrativa esprime un determinato rapporto tra forma e contenuto quale si è venuto a cristallizzarsi in un determinato periodo storico (scrivere di architettura ai tempi di Palladio [trattato] o nella seconda metà del novecento [ “Progetto e utopia” di Tafuri] ha significato e valore completamente diversi).

Per rendere più chiaro il concetto:
le forme primarie, o “generi naturali” della letteratura (Goethe) sono costituiti dalla triade Prosa, Poesia e Teatro, alla prima appartengono le categorie “narrativa” e “divulgativa” e a queste afferiscono molteplici sezioni, quali il “romanzo”, il “racconto”, la “storiografia”, il “trattato” e il “saggio”.

Queste ultime sono a loro volta divisibili in molteplici sottogeneri quali a puro titolo esemplificativo il “romanzo storico” o di “formazione” (Bildungsroman) o il trattato di “critica di Architettura” o di altra disciplina a questa affine.

Fotogramma da The Last Man On Earth (Ubaldo Ragona, 1964)
Vincent Price nel film di Ubaldo Ragona “The Last Man On Earth” (1964)

The Last Man On Earth (Ubaldo Ragona, 1964)

Instabilità e impermanenza della Forma
i generi letterari però non costituiscono entità stabili, perché per loro stessa natura sono (come l’architettura) “costruiti” e dipendenti da fattori culturali e storici (il romanzo di formazione, ed il racconto di fantascienza sono il prodotto di momenti temporali diversi).

Dunque il significato del “genere” muta con il mutare del sistema letterario, ovvero (come in architettura le questioni di stile e linguaggio) in relazione all’apparire o allo scomparire di altri generi o al mutare delle condizioni storiche che li hanno generati.

il punto chiave è questo: ogni nuova opera cambia il genere dall’interno, perché sono mediate e filtrate da forme preesistenti (letterarie e architettoniche) che si prefiggevano di rappresentare una specifica realtà, ogni nuova opera è dunque prodotto di interpretazione che serve a interpretare, dal passato al futuro, in un rapporto di mutamento e continuità.

David Foster Wallace. foto di Stephanie Diani/hh.
David Foster Wallace. foto di Stephanie Diani/hh.

Analogia e frontiera
Ciò che mi preme sottolineare è che tutti e quattro i volumi pubblicati attualmente testimoniano di questa instabilità del genere, di questo lavorio sul crinale di una nuova frontiera interpretativa e critica, su questa modificazione e trivellazione della forma tradizionale e comunemente accettata di “saggio” di architettura.

I Testi di Baukuh, di Nicola Braghieri, di Giovanni Galli, di Valerio Paolo Mosco, ridefiniscono il significato ed il valore di “genere” ( categoria divulgativa/ sezione saggio / sotto genere saggio critico) e dunque lo ibridano con altri sottogeneri “letterari” (lentwicklugsroman o romanzo d’evoluzione, il Kunstlerroman il romanzo dell’artista, il Bildungsroman il romanzo di formazione con l’Erziehungsroman o romanzo d’educazione, senza trascurare il Dramma storico o la Letteratura dell’esilio.

Sono forme che ho riconosciuto nel Terragni de “L’ultima Cattedrale”, o nel Rossi e nel Grassi dei “Due saggi di Architettura”) oppure innestano categorie “narrative” su categorie “divulgative” facendo collidere tra loro il “romanzo”, il “trattato”, la “storiografia”, il “racconto” (è questo il caso di “Architettura, arte retorica” e di “Sostenibilità e potere”) ma le permutazioni sono aperte e le variabili molteplici.

Questi lavori a mio avviso identificano una nuova forma letteraria (una forma “mista”) ed un nuovo genere di prosa espressione molto efficace e significante di un mutato contesto culturale, disciplinare e sociale, che viene definendosi e approssimandosi oggi in Italia.

Una forma “composita” del testo di architettura e del saggio critico, (come in architettura l’antico ordine “composito” era una fusione tra volute ioniche, foglia d’acanto del corinzio ed elementi figurativi di natura diversa), che si candida come detto, ad essere un’espressione molto credibile della complessità del segmento storico che stiamo vivendo.

Espressione di una rinnovata volontà e aspirazione di apprendimento e ricerca il che, come sottolineavo in apertura del presente scritto, è decisiva per una piena e consapevole presa di coscienza dell’importanza che il nostro ruolo di architetti ricopre nel mondo e nella società contemporanea.

Aldo Rossi. Quartiere Schützenstraße, Berlino, 1994-98
Aldo Rossi. Quartiere Schützenstraße, Berlino, 1994-98

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...