«Caro Prati.
Oggi Primo Maggio!
Una bella domenica di pioggia (almeno a Basilea, non a Sotchi),
una giornata buia, ideale per leggere la storia di Enea.
Sono rimasto però sotto la luce del tuo grande piccolo libro.»
Jacques Gubler
“Io non faccio differenza tra il costruire nella natura, nella campagna o in città. Alľinizio di un progetto voglio essere aperto, non voglio pormi dei vincoli prestabiliti.
Posso trovare nella città dei luoghi che sono molto intimi, dove cerco di proteggermi dal chiasso, di chiudermi, oppure, luoghi in cui cerco di aprirmi (…) spesso infatti si dice di noi architetti dei Grigioni che siamo gli “architetti della montagna”.
Noi, in questo caso, rispondiamo sempre: no!”
Valentin Bearth
Carlo Prati.
Cinque architetture svizzere.
Progetto, inconscio, natura.
Prefazione di Jacques Gubler
con un intervista a Valentin Bearth
Anno di pubblicazione: 2016
Edizioni: Libria
Collana: Mosaico
Caratteristiche: formato 15×21, pp.144
Prezzo: € 16.00
ISBN: 978 88 6764 078 2
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Ogni grande creatore ha la capacità di far affiorare determinati simboli, di svelarli a se stesso ed al mondo (che è poi la medesima cosa), di renderli determinanti per comprendere ed interpretare il prodotto della sua creazione. Portare alla luce questi simboli, risulta di cruciale importanza; svelarli, equivale a soppesarne il peso nel complesso delľopera, a renderla cosa tra le cose, parte di un tutto che la contiene. È a partire da tali presupposti che muove questo saggio il cui proposito è indagare il rapporto tra architettura e natura. I cinque edifici presentano diverse analogie ed elementi condivisi, primo fra tutti il dato geografico. Dislocati lungo un itinerario svizzero che dal canton Ticino arriva al canton Grigione, questi sono perlopiù piccole architetture inserite in contesti naturali fortemente connotati. Gli autori sono inoltre riconosciuti a livello internazionale e si contraddistinguono
per approcci differenti ma per sensibilità plastiche e poetiche affini. Come in una seduta di analisi alľedificio si chiede di raccontare ricordi ed esperienze. Sono le voci dei progettisti, i materiali anatomici che costituiscono il corpo documentale della costruzione (schizzi, piante, sezioni, prospetti, ecc.), gli stimoli percettivi delľautore, a far emergere il contenuto archetipico che si ricerca. Si tratta di un setaccio (una rete di pescatore) su cui si depositano le tracce del simbolo connesso al mondo naturale. Svelare gli archetipi della natura contenuti in modo volontario (o involontario) alľinterno delľopera architettonica permette di interpretarla nel suo complesso, di leggerla in modo esaustivo e consapevole.