PER UN’EPICA DELL’ARCHITETTURA ITALIANA recensione su Area 154

Sul numero 154 Settembre/Ottobre 2017 di Area, “Per un’epica dell’architettura italiana” una mia lettura critica della libro “Architettura italiana dal Postmoderno a oggi” di Valerio Paolo Mosco.

PER UN’EPICA DELL’ARCHITETTURA ITALIANA
di Carlo Prati

Per introdurre il volume di Valerio Paolo Mosco potremmo dire, parafrasando Renè Magritte, “Questa non è una storia dell’architettura” quanto piuttosto il tentativo di costruire un’epopea dell’architettura italiana (dopo le trattazioni critiche di Tafuri, Dal Co, Biraghi, Micheli) attraverso una narrazione organica dei fatti e dei protagonisti che l’hanno contraddistinta a partire dalla fine degli anni settanta ad oggi.

L’interessante dispositivo cronologico predisposto da Mosco si articola in quattro sezioni in cui i momenti chiave della storia recente (il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, lo scandalo di Tangentopoli, la crisi economica) si intrecciano a doppio filo con le principali vicende architettoniche.

Ogni sezione è poi introdotta da un efficace riassunto su pagina nera accompagnata da un immagine iconica (i cataloghi di “Roma interrotta”, “Le città immaginate” alla Triennale del 1987, la Biennale di Venezia del 2000 ed infine un collage digitale dello studio Ian+).

Dispiace che l’anello debole dell’intero apparato epico sia proprio il capitolo dedicato agli ultimi dieci anni (2006-2016), un arco temporale problematico che richiederebbe una riflessione attenta e chiarificante. In particolare etichettare come “architettura assertiva” ed “architettura assoluta” ricerche eterogenee e dagli esiti diversificati risulta semplicistico.

Difficile ad esempio considerare neutrale e sobria l’architettura di 5+1AA o T Studio così come ritenere che nei progetti di Nemesi o Metrogramma si celi l’intento di comporre per figure minimali o di sfondo.

Discutibile è infine considerare Milano l’unico centro di propagazione culturale oggi attivo in Italia a discapito di scenari complessi (quale ad esempio quello romano da cui l’autore proviene) che solo superficialmente vengono considerati nella trattazione.

Il testo è comunque senz’altro da consigliare per chi vuole approfondire e ripercorrere con un un unico colpo d’occhio le vicissitudini della critica, dell’architettura e dell’ingegneria in Italia negli ultimi quarant’anni.


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