LA MAIN OUVERTE. La spiritualità “laica” di Le Corbusier in relazione al pensiero di Jiddu Krishnamurti

Questo testo rappresenta il tentativo di far convergere all’interno della struttura narrativa e di ricerca due istanze: la prima, connessa alla disciplina architettonica, ha valore iconologico/simbolico, la seconda di matrice preminentemente metafisica allude invece alla dimensione spirituale/filosofica dell’esistenza. Quel che all’inizio sembrava a dir poco un ipotesi irrealistica, ovvero l’incontro tra Le Corbusier e Krishnamurti, alla fine ha rivelato la qualità di un ragionamento plausibile.

La Main Ouverte1, il cuore “iconografico” e “simbolico” della visione di Le Corbusier a Chandigarh è secondo la mia interpretazione una Mudra, un gesto simbolico del corpo che indica sentimenti o intenti religiosi specifici. Di più, la Main Ouverte è un Abhaya Mudra, il sigillo che le divinità compiono per simboleggiare le loro abilità protettive. Abhaya è infatti Coraggio: la mano destra alzata all’altezza della spalla, il braccio piegato e il palmo rivolto verso l’esterno con le dita unite in posizione verticale. Rappresenta la protezione, la benevolenza e la vittoria sulla paura. Abhaya Mudra è il gesto della pace comune a tutte le religioni e grandi tradizioni spirituali (Induista, Buddhista, Cristiana e Mussulmana).

Ma come perviene a questa “visione” religiosa così innovativa?
Quale insegnamento spirituale ha riconosciuto come fonte d’ispirazione primaria?

A mio avviso sono molti gli indizi che in tal senso spingono a identificare in Jiddu Krishnamurti la guida “occulta” del maestro francese, in particolare negli ultimi anni della sua vita, corrispondenti (non a caso) alle opere della piena maturità realizzate in India tra il 1951 ed il 1965 (anno della sua morte) e di cui la Mano è al tempo stesso icona e testamento ideale 2.

Jiddu Krishnamurti nacque l`11 maggio 1895 a Madanapalle, una cittadina nell’India meridionale. Insieme a suo fratello Nitya, venne adottato da ragazzo da Annie Besant, allora presidente della Società Teosofica. La Besant e altri proclamarono che Krishnamurti era destinato a diventare un maestro per il mondo, e crearono per la sua venuta un’organizzazione chiamata “Ordine della Stella d’Oriente” di cui venne messo a capo. Ma, nel 1929 rinunciò al ruolo che si pretendeva da lui, sciolse l’Ordine con tutto il suo enorme seguito e da allora, per circa sessant’anni, fino al momento della sua morte avvenuta nel 1986, viaggiò per tutto il mondo parlando della necessità di un cambiamento radicale nell’umanità. Krishnamurti è universalmente considerato uno dei più grandi pensatori e maestri religiosi di tutti i tempi.


Pur non esistendo testimonianze dirette di un loro incontro, vi sono molti fatti e coincidenze che testimoniano di una prossimità non solo ideale tra i due maestri. Il primo elemento degno di considerazione riguarda il legame tra Krishnamurti ed un altro grande architetto del novecento Edwin Lutyens, anch’egli impegnato (come Le Corbusier) nella progettazione di una città indiana, Nuova Delhi la cui inaugurazione avviene nel 1931. La moglie di Lutyens, Lady Emily Bulwer-Lytton, suffragetta e membro della società Teosofica, lascerà ben presto il marito per seguire il giovane Krishnamurti a cui rimarrà legata da un rapporto affettivo e professionale fino alla fine dei suoi giorni; così farà anche sua figlia, Mary Lutyens, che ne diventerà la biografa ufficiale.


Tra gli anni venti e trenta avviene invece il “contatto” di Le Corbusier con Krishnamurti attraverso l’Ordine della Stella3 .Il 10 Novembre del 1924 è invitato dalla società Teosofica a tenere una lezione su “L’esprit nouveau en architecture.”4 Nella biblioteca della scuola di Design di Harvard è inoltre conservata la copia personale dell’architetto francese del primo numero del “Bulletin de l’Ordre de l’Étoile d’Orient” edito nel Gennaio del 1925 a Parigi ed all’interno del quale sono divulgate le comunicazioni al mondo di Krishnaji. Della sua libreria facevano inoltre parte il testo della conferenza del 1926 “Pour devenir disciple: Série de causeries à des aspirants disciples” ed il discorso di scioglimento della società Teosofica pronunciato da Krishnamurti nel 1929 (“La dissolution de l’Ordre de l’Étoile”). Quest’ultimo testo rappresenta il nocciolo del suo insegnamento futuro, una coraggiosa esortazione al “risveglio” interiore

“Coloro che realmente desiderano comprendere, che vogliono trovare ciò che è eterno, senza principio né fine, cammineranno insieme con maggior intensità e saranno un pericolo per tutto ciò che non è essenziale, che non è reale, per ciò che è in ombra. E queste persone si concentreranno, diventeranno la fiamma, perché esse comprendono. Dobbiamo creare un nucleo così, è questo il mio scopo. Perché da quella reale comprensione deriverà una vera amicizia. Perché quella vera amicizia (…) comporterà una effettiva collaborazione gli uni con gli altri.”5

Le Corbusier qualche anno dopo in uno dei suoi scritti più intensi afferma

“So I should wish to be nothing more than one of those who seek to discern the constructive paths, to prepare tomorrow; who observe good with sympathy, evil coolly, and who, above all, allow themselves to be led toward something useful, guided by their nose (…) Instinct being the individual gift that destiny has given us as well as the sum of innumerable conscious and unconscious experiences stored up by a vigilant spirit”6

Allora, architettura (Le Corbusier) e ricerca interiore (Krishnamurti) sono due aspetti della stessa attitudine.
Attraverso la costruzione dell’edificio si ha piena consapevolezza della ritualità simbolica dell’atto generativo; in Jiddu Krishnamurti attraverso la costruzione dell’uomo si realizza il fine stesso dell’esistenza, liberata da impedimenti e paure. A testimonianza di questa duplice simmetria (uomo-edificio/Krishnamurti-Le Corbusier) le parole di André Wogenscky

“Le Corbusier’s greatest influence on me, beyond architecture, was his attitude to life and his view that our main task is to construct ourselves, to build ourselves as we build a house, stone upon stone, to make ourselves worthy of the fine name of human, the only difference being that the human edifice is never finished.”7

Ma c’è un’altro importante dato che rinsalda ancora di più l’ipotesi di questa radicale influenza di Krishnamurti sul pensiero di Le Corbusier. La figura chiave in tal senso è Carlo Giuseppe Suarès, un architetto ed un intellettuale poliedrico (scrittore, pittore ed autore Kabbalah), nato ad Alessandria d’ Egitto nel 1892 e laureatosi in architettura a Parigi nel 1920.


Amico per oltre quarant’anni di Krishnamurti, Suarès in collaborazione con Mme de Manziarly pubblica e co-edita a Parigi dal 1928 al 1939 “Les Cahiers de l’Etoile” rivista mensile legata alla società Teosofica. Nel secondo numero uscito nella primavera del 1928 vengono pubblicati simultaneamente il testo di Le Corbusier “Architecture et urbanisme“ e “La porte de la libération” di Jiddu Krishnamurti. A distanza di soli due anni da questa pubblicazione appare per la prima volta nell’opera di Le Corbù la Mano Aperta, nel quadro a olio intitolato “La Mano rossa”8

 

Nel corso dei vent’anni successivi quest’ “Intuitive flashes of unexpected Insight” 9 maturerà germogliando nel monumento di Chandigarh, simbolo dell’unione ritrovata, mediante l’architettura, tra persona e sacro.

 

Il Progetto dell’Autonomia. The Creator Has A Masterplan.
Collage digitale. 2016

NOTE

1 Ideata nel 1950 la Mano Aperta è stata realizzata nel 1985 a vent’anni dalla morte dell’architetto e dopo un lungo e travagliato percorso.

2 Poche settimane prima della sua morte a Cap Martin, Le Corbusier scrive un ultimo testo dal carattere profondamente poetico e simbolico. Per l’edizione italiana: Le Corbusier Mise au point, a cura di B.Messina, LetteraVentidue Edizioni, Siracusa 2008.

3 Sul rapporto tra Le Corbusier e la sfera misterica e sapienziale, in particolare la Massoneria, si deve senz’altro fare riferimento al libro di Jan K. Birksted, Le Corbusier and the Occult, pubblicato dalla MIT press nel 2009.

4J. K. Birksted, op.cit, pag.304

5 Estratto da: Jiddu Krishnamurti, Discorso di scioglimento dell’Ordine della Stella d’Oriente. Ommen (Olanda) 3 Agosto 1929. Disponibile online http://www.jkrishnamurti.org/it/about-krishnamurti/dissolution-speech.php

6 Le Corbusier. When the cathedrals were white, McGraw Hill, New York, 1964. pag.32 (prima edizione paperback)

7 N. Trasi ““La formation d’André Wogenscky et sa conception de metier d’architecte,”, in Paolo Misino, Nicoletta Trasi, André Wogenscky: Raisons profondes de la forme. Edizione Le Moniteur, Parigi 2000, pag. 45

8 V.Prakash “Chandigarh’s Le Corbusier. The Struggle for Modernity in Postcolonial India” Mapin Publishing, Ahmedabad, 2002. Pag 130

9 The Dom- ino system, in Le Corbusier and Pierre Jeanneret, Oeuvre complète 1910–1929. Éditions d’Architecture, Erlenbach- Zurigo 1946, p. 23.

 

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