“Nuovo disegno di architettura italiano. La centralità ritrovata” pubblicazione in 3 fascicoli degli atti del convegno nel catalogo del MACRO Asilo
Le copie dei fascicoli sono acquistabili al prezzo di 2,50 direttamente presso il bookshop del Palazzo delle Esposizioni e del MACRO oppure ordinabili on line dal sito del museo https://www.museomacro.it/articolo/macro-diario Libreria Macro – Via Nizza, 138 Roma
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Si è tenuto presso il Macro Asilo di Roma dal 28 al 30 Novembre 2018 il convegno a mia cura “Nuovo disegno di architettura italiano. La centralità ritrovata”. Realizzato grazie al patrocinio del Dipartimento di Architettura di Roma Tre il simposio ha visto la partecipazione di oltre quaranta architetti italiani che hanno presentato le loro ricerche nel corso di tre intense giornate di lavoro, le prime due dedicate ai più autorevoli esponenti della nostra cultura del progetto e della costruzione e la terza impegnata a scandagliare l’attualità ed il prossimo futuro presentando per la prima volta in modo composito e strutturato le nuove generazioni di progettisti italiani.
Pubblico a seguire il mio discorso di apertura rivolto a chiarificare i principali motivi ispiratori di questa iniziativa.
LA CENTRALITÀ RITROVATA / Auditorium MACRO Mercoledì 28 Novembre 2018
Vorrei aprire il mio intervento con una domanda necessaria quanto utile:
C’era bisogno di organizzare questo Convegno?
È una domanda importante perché chiarifica il modo in cui interpretiamo il nostro essere individui nel quadro di una più ampia dimensione collettiva e condivisa. È una domanda importante perché a seconda della risposta che forniamo sveliamo a noi stessi e agli altri l’importanza che diamo oggi alla cultura ed alla produzione di pensiero teorico. Dunque serve o non serve oggi la riflessione teorica? Serve o non serve organizzare un simposio ed una occasione di confronto critico?
Bhè, a giudicare dalle testimonianze che ho avuto modo di ricevere e raccogliere in forma ufficiale o ufficiosa nei giorni scorsi, sia in forma privata che in forma pubblica attraverso lettere o post sui social direi senz’altro di sì, c’era senz’altro bisogno di organizzare questo convegno e c’era bisogno di farsi carico di creare un occasione reale, in una sede autorevole quale questa, all’interno della quale incontrarsi per ascoltare e condividere il nostro pensiero e le nostre ricerche. Per chiarire la nostra posizione ed il nostro ruolo di architetti e progettisti nel quadro di un mondo sia professionale che politico in continuo cambiamento, un mondo investito da una radicale ridefinizione dei paradigmi sociali, disciplinari e antropologici.
IPOTESI
Ma perchè ho deciso di sollevare proprio questa questione? come sapete il titolo del convegno è “Nuovo disegno di architettura italiano. La centralità ritrovata”…
Immagino che vi stiate chiedendo perché ho deciso di riaprire oggi questa questione del “disegno di architettura”, che a molti sembra paludata, vetusta, anacronistica e di farlo poi rivendicandone in qualche modo un patrimonio identitario ( qualcuno potrebbe dire “sovranista”) e, come se non bastasse, facendo riferimento ad una egemonia culturale perduta e da recuperare, anzi forse finalmente recuperata!
e quindi di cosa parliamo nel contesto di questo convegno quando parliamo di “disegno”?
In questa occasione ribadiamo da progettisti il ruolo essenziale che il disegno ricopre nel nostro lavoro, esso infatti ci guida attraverso tutte le fasi del progetto (dall’idea alla costruzione) e ci permette ex ante di verificare le qualità spaziali e formali di un architettura, sia essa intesa alla scala urbana oppure del singolo manufatto.
Il disegno qui ha una piena “autonomia” architettonica ed è quindi architettura in sé per sé, Il disegno è progetto, nel disegno si costruisce ed attraverso il disegno si esplora lo spazio.
Ma quel che risulta più evidente -riguardando la storia dell’architettura moderna (post rivoluzione industriale) – è che la costruzione di una teoria e di una visione critica avviene sempre per mezzo o attraverso la rappresentazione (Sant’Elia, Garnier, Le Corbusier, Constant, Friedman, Superstudio, Branzi, Koolhaas, Rossi, Aymonino, GRAU, Dogma, etc.). Allora il disegno è l’idea dell’architettura non lo strumento di una mera rappresentazione, è il luogo ideale in cui pensare e fare architettura. Il disegno poi in quanto linguaggio “universale” è comunicazione, è il veicolo preferenziale per un istantanea trasmissione di un contenuto teorico complesso. Il disegno è infine generatore dell’opera ed in quanto testimonianza del ragionamento compositivo è l’elemento che ne garantisce la trasmissibilità.
TESI
In questo quadro a partire da una ricostruzione critica delle vicende dell’architettura italiana negli ultimi 50 anni riguardata attraverso il ruolo del disegno (una ricognizione ed una anamnesi i cui risultati parziali sono raccolti nel mio volume “Il disegno dell’autonomia” pubblicato da Libria quest’anno) è risultato evidente che si è passati da una posizione di centralità (1965-1990) ad una di lateralità (1990-2015) e che oggi si è testimoni forse inconsapevoli di uno stato di rinnovata vitalità della nostra cultura del progetto operata dalla nuove generazioni di progettisti i quali usano il disegno di architettura come veicolo primario del loro modus operandi.
Allora la motivazione che è alla base del convegno parte dalla necessità di fare tesoro della lezione del passato (Roma Interrotta, la XV Triennale, la Strada Novissima, l’estate romana, etc) predisponendo e mettendo in moto uno strumento di dialogo e confronto collettivo, un dispositivo culturale in cui coesistono la dimensione mediatica ed il contenuto critico-teorico. L’opportunità che oggi abbiamo è dobbiamo cogliere per tornare ad affermare in modo autorevole l’importanza cruciale del nostro ruolo di architetti nel quadro nazionale ed internazionale è proprio questa:
rinsaldare e gettare un ponte tra l’esperienza dei maestri operanti e le ricerche eterogenee delle nuove generazioni individuando una linea di continuità temporale tra diversi indirizzi di ricerca che però hanno il disegno di architettura come comune campo di indagine in grado di assolvere in sé stesso il complesso dei problemi disciplinari primari, compositivi, poetici e progettuali.
I tre giorni del convegno si articolano proprio secondo questa logica a partire da oggi e fino al 30 novembre si succederanno su questo podio le narrazioni e le testimonianze per immagini e parole di 40 progettisti italiani.
Il convegno non prevede nella sua struttura un momento di confronto e dibattito tra di essi ma struttura la sua costruzione di senso attraverso il succedersi delle singole lezioni e grazie agli interventi critici che terremo insieme a Valerio Paolo Mosco e Davide Tommaso Ferrando.
PROBLEMI
A conclusione di questo mio intervento di apertura invito tutti i presenti ad una riflessione che spero possa continuare nel futuro ed esser il più condivisa possibile.
Allora qual’è il valore di una riflessione teorica? Quale obbiezioni possiamo muovere a questo ragionamento? condividiamo la necessità di aprire un confronto proattivo tra posizioni e modi diversi di intendere il tema proposto oppure no?
in questo quadro ci sono alcune domande a cui dare risposta:
Perchè non sono stati invitati studiosi, (utilizziamo un termine accademico) legati all’area disciplinare di riferimento (Disegno)?
È certo che un architetto deve saper disegnare ed è dunque necessario che all’interno di una scuola vi sia un offerta didattica che colmi questa lacuna ma è altrettanto vero che nessuno ha il dominio di un determinato campo del sapere, e dunque che esistano aree di interferenza che sono limitrofe ed in alcuni casi autonome e tutte da esplorare.
In Italia non si può negare che esista e sia sempre esistita una centralità della rappresentazione dell’architettura. ma dobbiamo capire oggi in che modo e perché gli architetti italiani utilizzano il disegno.
Un ipotesi metodologica in tal senso potrebbe prevedere la messa a confronto con il lavoro degli architetti anglosassoni o nord europei e riconoscere ad esempio che il disegno italiano è figurativo e mai astratto, ma potremmo altresì notare che la qualità metafisica dell’immagine è una “permanenza” riconoscibile in tanta parte della nostra produzione.
E’ vero che il nostro disegno oggi è privo di un aspetto diagrammatico? Non ne sono così convinto, a mio avviso esiste un approccio diverso, direi laico al tema dell’astrazione veicolato attraverso il tema della metafisica
Se prima De Fusco ci parlava di Paper Architecture oggi possiamo parlare di Facebook architecture o Instagram Architecture senz’altro un fenomeno interessante quello del disegno di architettura che si divulga attraverso i social (penso a piattaforme quali KooZA/rch o Architectural Review Folio) ma che ha compiuto il suo percorso ed impone il suo superamento.
A questo punto dobbiamo acquisire maggiore consapevolezza andando oltre i protagonismi personali e favorire un sempre maggiore impegno teorico che ci traghetti verso una capacità di pensiero e selezione critica più profonda. Bisogna individuare i nuovi oggetti critici che sia essi “forma” o “problema” perché non esiste un disegno di architettura senza un contenuto al suo interno, senza una teoria ed un ipotesi disciplinare. A questo tema si deve e può ricondurre anche l’orizzonte di senso della triade tematica del disegno architettonico (invenzione, definizione, esecuzione).
Questo è uno dei motivi per cui parliamo oggi di “Nuovo” disegno di architettura italiano, perchè viviamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica, in una nuova fase dello sviluppo socioeconomico, che Daniel Bell ha definito epoca postindustriale. Siamo pervarsi dalle nuove tecnologie di elaborazione delle informazioni il che ha prodotto sull’architettura e sulla rappresentazione effetti assai profondi sull’organizzazione e la qualità del lavoro. Sarà utile approfondire gli effetti sul tema da parte delle Information and Communication Technology (ICT) per comprederne davvero gli effetti e le potenzialità
E poi ci sono le domande critiche di cui non possiamo non tenere conto e che è utile contemplare all’interno della nostra riflessione nell’ottica di una completezza di ragionamento.
Alcune di queste si possono riassumere in tre categorie in particolare la prima ritiene che il disegno di architettura sia solo un divertissement retaggio di quegli architetti che non si sono mai misurati con la costruzione da cui ne discende la seconda ossia che l’unico disegno di architettura contemplabile sia lo “schizzo” da “carnet du voyages” il cui ruolo è talmente marginale nel quadro del lavoro progettuale da non essere meritevole di attenzione e last but non least il profondo scetticismo che sottende alla affermazione che l’architettura non sia arte (o che non abbia niente a che fare con l’arte) e di conseguenza che non abbia niente a che vedere con il disegno.
Vi invito a questo punto ad approfondire questi ed altri temi che emergeranno nel corso delle conferenze che si articoleranno nei tre giorni del Convegno. Oggi avremo l’onore ed il piacere di ascoltare nell’ordine nella prima parte della giornata Franco Purini, Francesco Cellini, Gian Piero Frassinelli (Superstudio), Nicola Braghieri. Dopo la pausa pranzo a partire dalle 15 e fino alle 20: Giangiacomo D’Ardia, Claudio Scaringella, Franz Prati e Cherubino Gambardella. Vi ringrazio per l’attenzione e per essere qui.
Carlo Prati
Crediti fotografici:
Monkeys VideoLab, Elena Mongiello, Valeria Guerrisi, Onorato Di Manno.