Il progetto proposto tiene conto del contesto urbano futuro in cui è chiamato ad inserirsi: questo può essere interpretato come una sorta di microcosmo autosufficiente – una città nella città – dove abitazione, verde, spazi destinati al commercio ed alla infrastruttura si immagina possano costituire un sistema attivo e dinamico. Interpretare questa futura configurazione urbana come una sorta di grado zero della pianificazione, che possa vedere come fuoco e centro ideale del suo farsi il bambino, permette di elaborare una nuova strategia di crescita che sostanzialmente guarda ad un modello di architettura equilibrato e commisurato alle esigenze specifiche di una società in cui i più piccoli possano crescere, acquisire nozioni, sviluppare socialità ed esperienza attraverso il contatto e la vicinanza con giovani ed anziani, piccoli e grandi laddove l’architettura conforma e favorisce trasmissione di sapere e di vita, come fiume che scorre o sole che irradia incessante. Il progetto si pone l’obiettivo di costruire un habitat nel suo complesso familiare accogliente e giocoso.
Nelle forme e nel concetto che lo istruisce. Alla scala urbana il programma funzionale individua come poli primari il nucleo abitativo (la casa), il nucleo didattico (la sezione) ed il sistema ambientale costituito dagli spazi di verde attrezzato posti in diretta adiacenza delle scuole e della promenade urbana. Stabilite queste polarità, che definiscono nello specifico ambiti accoglienti e rassicuranti interpretati come spazi uterini e placentari, prende corpo e si materializza il filo che li unisce e connette l’uno all’altro: il sistema di percorsi e traiettorie preferenziali pensato per i bambini ed i loro accompagnatori che come cordone ombelicale avvolgente e protetto si distingue e protegge dal traffico veicolare innervando episodi specifici (la casa, la scuola, il parco..).
Nella forma invece vi è l’opposto la dicotomia l’aspetto quindi ambivalente ed in parte ineffabile e simbolico, e cosi’ allora che le due scuole si distinguono per principio generativo: delle due l’una -l’asilo- è frammentata e pulviscolare, l’altra – la materna- al contrario si presenta come un unico organismo formalmente autoconcluso. E’ la logica esheriana degli opposti, del bianco che penetra nel nero contaminandolo ma allo stesso tempo rimanendone estraneo, logica che sottende anche all’impianto planimetrico complessivo laddove il disegno degli spazi verdi ribalta e ripropone i negativo quello degli edifici scolastici. Il gioco è l’ironia che rassicura che rende agevole il riconoscimento ed il sentire familiare delle cose. Il gioco possiede delle forme e dei gesti archetipici, legati all’immaginario condiviso, interno ed esterno che si avvicendano, anche qui come una danza ed un fluire di rimandi attraverso le età e gli stadi dell’essere. Il gioco è quindi la forma che si aggrega nella manipolazione che si fa casuale e materico come la sabbia appunto, come le forme che la sabbia contengono e conformano, in riva al mare in un giorno assolato il gioco del bimbo.
La terra e la sabbia sono allora la materia che dà forma alle suggestioni dell’infanzia così come le forme che per semplicità a questa appartengono, come il fiore e la stella come il levare ed il mettere dello scultore sull’argilla e sulla terracotta. La sezione, nucleo uterino, nel nido è interpretata come organismo scarsamente penetrabile e quindi s’è detto autoconcluso e giocoso, si appropria di forme allegoriche in grado di agevolare il riconoscimento da parte del bambino che s’immagina un giorno possa compiere il suo tragitto casa-scuola in modo autonomo, ormai padrone di uno spazio visivo sondato ed accogliente… Luce e percezione, suoli e materia, interni ed esterni, sono i primi “elementi”, i primi “materiali” che il bambino impara a conoscere e interpretare. Sempre cangianti, sinceri nella loro costruzione gli edifici vogliono instaurare un rapporto di amicizia e non imporsi agli occhi di coloro che lentamente devono scoprire ed imparare il mondo.
Concorso internazionale “MENO E PIÙ 2”, Comune di Roma, Dipartimento VI- U.O.11 Interventi di Qualità, Area: “Cinquina Bufalotta”,
Progetto I° Classificato e mandatario
Crediti: Arch. Carlo Prati con A. Ciofi degli Atti, C. Anselmi, S. Zamponi & 5+1AA-Alfonso Femia Gianluca Peluffo
Anno: 2007